Perché l’AI sta riscrivendo la SEO
Fino a poco tempo fa, ottimizzare un sito voleva dire:
Scegliere le parole chiave giuste
Scrivere articoli che rispondessero a domande specifiche
Costruire una buona rete di link
Migliorare la velocità e la struttura tecnica
Tutte cose ancora importanti, certo. Tuttavia oggi i motori di ricerca come Google, Bing e altri, stanno usando AI generativa per rispondere direttamente agli utenti, spesso senza nemmeno farli cliccare su un link.
Esempio:
In passato, cercando “Come fare il backup di un sito WordPress”, vedevi un elenco di link e sceglievi quello che ti sembrava più utile.
Oggi, puoi trovare un riquadro AI che ti dà già la risposta completa, magari con passaggi passo-passo.
Risultato? Molte persone si fermano lì, senza visitare i siti originali.
Il fenomeno del "zero-click search"
Questo cambiamento ha un nome: zero-click search.
Significa che l’utente ottiene quello che cerca senza cliccare su nessun risultato esterno.
Esempio pratico:
Cerchi “Meteo Roma domani”: Google ti mostra subito il meteo, senza bisogno di andare su un sito meteo.
Cerchi “Come registrare un dominio .it”: l’AI di Bing o Google potrebbe spiegartelo in un box, prendendo le informazioni dai siti… ma senza che tu li visiti.
Per chi ha un sito, questo può significare meno traffico organico, anche se sei primo nei risultati e di conseguenza è un problema non indifferente per tutti coloro che hanno sempre seguito le classiche regole della SEO.
Come adattarsi a questa nuova realtà
Non è il momento di arrendersi: l’AI può anche essere un’opportunità.
Ecco alcune strategie accessibili a tutti:
Puntare su contenuti unici e originali
L’AI dei motori pesca informazioni da tanti siti, ma se tu offri esperienze, opinioni o casi reali che nessun altro ha, hai più chance che le persone vengano direttamente da te.
Esempio: invece di un generico “Come fare SEO”, racconta “Come abbiamo aumentato le visite del nostro e-commerce del 40% in 3 mesi”.
Rispondere a domande complesse o di nicchia
L’AI è brava con risposte semplici e standard.
Per argomenti molto specifici, dettagliati o legati a contesti locali, il contenuto umano è ancora imbattibile.
Ottimizzare per la ricerca vocale
Sempre più ricerche arrivano da assistenti vocali (Alexa, Google Assistant).
Scrivere testi in forma di risposta diretta (“Come si…”, “Qual è…”) aiuta a farsi trovare.
Creare contenuti multimediali
Video, podcast, infografiche: formati che l’AI testuale dei motori non può riprodurre del tutto e che spingono le persone a visitare il sito.
E se usassimo l’AI a nostro favore?
Non dimentichiamo che anche noi possiamo sfruttarla:
Analisi delle parole chiave più cercate nel nostro settore
Generazione di bozze di contenuti (poi rivisti e personalizzati)
Automazione di compiti noiosi come la creazione di meta description o l’ottimizzazione delle immagini
L’importante è non lasciare tutto in mano all’AI: la parte umana è ciò che crea fiducia, empatia e differenziazione.
Conclusione
Possiamo dunque concludere dicendo che la SEO non è morta, ma ha decisamente cambiato forma.
L’AI nei motori di ricerca obbliga a un approccio più strategico, in cui il semplice “posizionarsi primi” non basta più: serve creare valore reale, distinguersi e fornire sempre dei dettagli in più che altri non hanno.
Chi saprà unire la precisione dei dati offerti dall’AI con la creatività, l’autenticità e la capacità di raccontare storie uniche, non solo sopravvivrà, ma potrà prosperare in questa nuova era digitale.
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