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Cosa sono i dark pattern e come riconoscerli

Ancora molti siti utilizzano pratiche manipolative e ingannevoli che vengono definite dark pattern. Ecco cosa sono di preciso, come riconoscerli e perché, nonostante in tanti li considerino vantaggiosi, possono compromettere pesantemente l'esperienza degli utenti.

Dark pattern: ecco come influiscono sulle scelte degli utenti e perché se possiedi un sito web faresti bene a non metterli in pratica

Se possiedi un sito web, e stai cercando dei modi per aumentare il traffico e attirare più contatti, probabilmente ti sarai imbattuto in numerosi articoli che spiegano quello che devi fare per raggiungere questi risultati.

Nella maggior parte dei casi, però, questi contenuti non ti dicono chiaramente quello che, invece, non dovresti fare per non compromettere l'esperienza degli utenti e non minare la fiducia che hanno nei tuoi confronti.

In particolar modo, ciò che devi assolutamente evitare sono i cosiddetti dark pattern.

Ti stai chiedendo di cosa si tratta?

La risposta nel seguente articolo.

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Che cosa significa dark pattern?

I dark pattern sono delle strategie utilizzate sul web che cercano di indurre i visitatori di un sito a:

  1. compiere un azione che non vogliono fare;
  2. eseguire un compito difficile per loro;
  3. compiere un'azione senza esserne davvero consapevoli.

Mettiamola in questo modo: gli utenti del tuo sito hanno determinate aspettative. E se fai qualcosa per danneggiare quell'aspettativa, invertirla o manipolarla, allora stai creando un dark pattern.

Ti faccio un esempio pratico così da capire meglio quello che intendo.

Immagina di fare un giro delle gioiellerie per comprare degli orecchini.

Se entri in un negozio di fascia alta ti aspetti di essere accolto da un commesso e che questo abbia una solida conoscenza di ciò che sta vendendo in modo da guidarti nell'acquisto.

Probabilmente ti aspetti anche che la gioielleria abbia un aspetto ordinato, che le vetrine siano pulite e che l'ambiente sia confortevole per te, no? E se le tue attese vengono frustrate, allora con ogni probabilità non saresti incentivato ad acquistare e non torneresti più in quel negozio.

Ecco, ora immagina di fare shopping online alla ricerca di orecchini.

Entri su un sito specializzato e la prima cosa che appare sulla schermata è un enorme call to action che rimanda a un prodotto in particolare, senza darti la possibilità di cercare un'alternativa.

In questa finestra non riesci nemmeno a trovare una 'x' su cui cliccare per chiuderla e sei costretto a premere sulla CTA che ti indirizza agli orecchini più costosi del sito: totalmente fuori dalla portata del tuo budget.

Poi, riesci finalmente a uscire da questa pagina e a effettuare una ricerca, trovi un articolo interessante e clicchi su Aggiungi al carrello. All'interno di questo, però, ti accorgi che sono stati aggiunti anche altri prodotti in automatico e devi eliminarli uno a uno prima di procedere con l'acquisto.

Infine, quando li hai rimossi tutti selezioni il pulsante per il checkout e il sito ti costringe a inserire tutta una serie di informazioni personali particolarmente sensibili prima di poter effettuare il pagamento.

Ecco, tutte queste pratiche sono tipiche dei dark pattern.

Ancora in tanti utilizzano i dark pattern (nonostante siano controproducenti). Ecco i più diffusi sul web

L'esempio che ti ho appena fatto nel paragrafo precedente è piuttosto estremo e, nella maggior parte dei casi, questi elementi ingannevoli sono meno invasivi, ma non per questo meno frustranti per gli utenti e vanno evitati a tutti i costi se non si vuole rischiare di perdere traffico a seguito di queste cattive pratiche.

Purtroppo, molto spesso le stesse aziende che li mettono in pratica non sono consapevoli che stanno agendo in modo dannoso nei confronti dei loro visitatori e anche nei confronti di loro stesse, visto che con ogni probabilità perderanno tanti clienti infastiditi da questi metodi ingannevoli.

Per questo motivo, è opportuno che tu conosca alcuni tra i meccanismi più utilizzati per manipolare l'operato degli utenti del web, così da evitare di applicarli e di darti la zappa sui piedi.

Confirmshaming, ovvero 'Non ti vuoi iscrivere? Vergognati!'

Il confirmshaming è l'atto di colpevolizzare l'utente nel momento in cui viene richiesto il suo assenso per l'optin. Si tratta di un metodo di convincimento che si fonda sul tentativo di far vergognare il visitatore qualora decidesse di non iscriversi a un determinato servizio, come una newsletter.

Immagina di entrare su di un sito che ti propone di inserire i tuoi dati per essere incluso nella loro mailing list. In cambio ti offrono uno sconto sostanzioso sui loro prodotti.

Ipotizziamo che il pulsante per non acconsentire all'iscrizione sia qualcosa come 'No, preferisco spendere più soldi e pagare il prezzo pieno'.

Questo sarebbe un tipico esempio di confirmshaming, confezionato in modo da far sentire inadeguato l'utente se sceglie di non accettare la proposta che gli è stata fatta.

Molte aziende utilizzano questa tattica e, in un primo momento, può sembrare conveniente perché ha dimostrato a volte di aumentare il numero delle iscrizioni ai siti che l'hanno adottata.

Tuttavia, c'è un rovescio della medaglia: chi pratica il confirmshaming, infatti, compromette in modo decisivo l'esperienza utente e causa la frustrazione dei clienti nei confronti di quello che può essere percepito come un vero e proprio attacco personale che li porta a non fidarsi dei portali che lo utilizzano.

Il clickbait, l'arte della pesca degli utenti che abboccano

Il termine clickbait è diventato ormai stra famoso ed è un dark pattern tra i più utilizzati sul web.

Ormai tutti riconoscono quanto questa pratica comprometta l'esperienza utente, ma ancora molti siti continuano a utilizzarlo, soprattutto quelli dedicati alle news.

Hai presente quei titoli di articoli come 'Nuove, scioccanti rivelazioni su Pinco Pallino. Non crederete ai vostri occhi'? E poi, magari, leggendo quei contenuti non c'è proprio nulla di scioccante?

Ecco, intestazioni del genere non sono altro che clickbait di bassa lega e, per quanto possano portare nell'immediato a un aumento delle entrate, gli utenti che li leggono tendono a sentirsi ingannati per la mancata coerenza del titolo con le informazioni riportate e a perdere fiducia nei siti web che li pubblicano.

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Entra pure, ma non aspettarti di riuscire a venirne fuori facilmente: ecco come funzionano i roach motel

I roach motel sono un altro tipico esempio di dark pattern e vengono definiti così per richiamare l'immagine delle esche per scarafaggi che attirano al loro interno questi insetti senza permettere loro di uscire.

Questo termine indica la pratica di rendere estremamente difficile la cancellazione dell'iscrizione a un sito o a una newsletter attraverso la richiesta di completare procedure particolarmente complesse oppure attraverso messaggi di conferma progettati in modo da confondere l'utente.

Si tratta di uno dei dark pattern più odiosi perché mira a impedire lo svolgimento di un'azione che i visitatori di un sito desiderano compiere, di fatto infischiandosene della loro volontà e, purtroppo, viene ampiamente utilizzata anche da grandissimi siti internet, perfino dall'eCommerce più famoso al mondo (non c'è bisogno di ulteriori specificazioni per capire di quale si tratta, vero?).

In conclusione

In questo articolo abbiamo spiegato cosa sono i dark pattern e perché non è vantaggioso metterli in pratica, nonostante quello che ancora oggi pensano molti sviluppatori di siti web.

Ci si illude di poterli utilizzare per aumentare il traffico e i contatti, e in alcuni casi è davvero così, ma il risultato è un grave danno all'esperienza dell'utente e, nel lungo periodo, la perdita di clienti, sfiduciati da metodi che appaiono ai loro occhi come ingannevoli, quasi come delle vere e proprie truffe.

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